martedì 26 maggio 2020

L' "Angelus novus" e il concetto di "storia" di Walter Benjamin -#STEP18

"C’è un quadro di Klee che s’intitola "Angelus Novus". Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che gli non può chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta." (Tesi di filosofia della storia, 1940)

Angelus Novus, Paul Klee, 1920,
The Israel Museum, Jerusalem
Da un disegno apparentemente semplice scaturisce una riflessione molto profonda, filosofica ma anche fisica, sul concetto di "storia" e di "tempo".
In queste parole, il filosofo e critico letterario Walter Benjamin esplica la sua visione messianica della storia, determinata dal concetto di "tempo-ora".
Benjamin ritiene che il tempo non sia costituito da una sorta di linea che procede in una direzione, come viene spesso rappresentato nei libri di storia o nei grafici dei processi fisici. Anzi, per Benjamin è falso che la storia sia un processo continuo e uniforme nel tempo. Inoltre, ritiene che tale processo non sia accrescitivo e progressivo, e che è quindi insensata la pratica dell'uomo di collocare progetti e aspirazioni in "avanti". 
Secondo Benjamin, "alla redenzione umano-sociale si deve essere spinti, invece, dalla visione del passato, fatto da cumuli di rovine e così orrendo esercitare in chi sa voltarsi a guardarlo, come l'Angelus Novus, una spinta irresistibile verso un futuro diverso."
Il passato a cui guarda il soggetto dell'opera di Klee non è un dato fissato e immobile, ma si inserisce anche nel futuro, nella
"vita postuma" dell'accadere storico.

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