martedì 7 aprile 2020

La poesia visiva -#STEP07

Per tutte le poesie l'alternanza tra parola e spazio è importante, ma ci sono casi in cui lo spazio bianco, la posizione delle parole, la forma e la grandezza dei caratteri contribuiscono a rendere la poesia una specie di quadro, tanto che si parla di poesia visiva.

Tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento la poesia in forma di immagine diventa una moda. Il poeta simbolista francese Guillaume Apollinaire scrive una raccolta poetica intitolata Calligrammes; da allora il termine "calligramma" indica ogni composizione in cui le parole disegnano forme. Un esempio è Poèmes à Lou, in cui l'immagine di una donna con il cappello è formata da versi d'amore che esaltano la bellezza della donna stessa.

Riconosciti 
Questa adorabile persona sei tu
Sotto il grande cappello di paglia
Occhio
Naso
La bocca Ecco l’ovale del tuo viso 
Il tuo collo squisito
Ecco infine l’imperfetta immagine del tuo busto adorato visto come attraverso una nuvola
Un po’ più basso è il tuo cuore che batte



Agli inizi del Novecento, in Italia, il Futurismo recuperò la poesia visiva, che sembrava particolarmente adatta a esprimere gli intenti provocatori e innovativi propri del movimento. Celebre è l'opera di Corrado Govoni intitolata Il Palombaro, in cui è presente un accostamento tra disegni e parole. 
Accanto a figure disegnate in modo semplice si trovano si trovano parole e frasi dalla calligrafia ingenua che da un lato definiscono semplicemente l'immagine, dall'altro dilatano in modo progressivo e imprevisto il significato. 
Se non ci si limita a osservare l'opera in superficie e si legge tutto il testo, si percepisce un certo senso di inquietudine, generato dal contrasto tra i disegni infantili e le parole che suggeriscono immagini ripugnanti (cofani di sputi, sacco verminoso) e cruente (ceppo insanguinato, sirene decapitate). 




Fonti: 
Il piacere dei testi vol.5-6 di Baldi, Giusso, Razetti

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