Dino Buzzati fu uno dei più grandi autori fantastici del '900 italiano. Svolse la carriera di giornalista presso il Corriere della Sera per anni e, in contemporanea, scrisse romanzi e racconti, perlopiù surreali e realistico-magici, tanto da essere definito il "Kafka italiano".
Iniziò l'attività letteraria nel 1933, pubblicando Bàrnabo delle montagne, cui sono seguiti racconti di successo e numerosi romanzi tra i quali Il deserto dei Tartari che, per molti, resta il suo capolavoro.
Buzzati, però, non si dedicò solo alla scrittura. Una delle sue più grandi passioni era proprio il disegno, che considerava come un secondo mestiere. Le sue opere pittoriche rivelano indizi interessanti sul modo dell'autore di vedere il mondo e sono fortemente legate alle atmosfere e alle situazioni dei suoi romanzi e dei suoi racconti. Le tematiche dei suoi primi dipinti, infatti, sono il fantastico, il destino, l'attesa, il mistero, protagonisti indiscussi delle sue opere. Il suo stile è particolare, vicino al Surrealismo.
Negli anni sessanta Buzzati inizia a sostituire le precedenti tematiche con nuovi argomenti, come la sessualità e il delitto, presenti nelle 208 tavole a colori del Poema a fumetti (immagine a lato). Quest'ultima è un'opera singolare che rielabora il mito di Orfeo ed Euridice in chiave moderna e introduce un nuovo connubio tra letteratura e disegno che rivela un altro lato di questo autore che tutti conosciamo.
L'opera è considerata la prima graphic novel italiana e tra le prime nel panorama mondiale.
Ma è il suo ultimo libro, I miracoli di Val Morel, quello in cui coniuga al meglio le sue due passioni. Lo stesso Buzzati definiva il suo «un racconto in trentanove piccoli capitoli, risolto più con le immagini che con le parole», a sottolineare ancora una volta l'importanza delle immagini e dei disegni, nella vita di Dino Buzzati come in quella dell'uomo in generale.
Il Duomo di Milano, 1958 |
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