sabato 4 aprile 2020

Storie e disegni -#STEP06

Prima dell'invenzione del linguaggio e della scrittura, l'unica forma di comunicazione era il disegno. Basti pensare all'epoca preistorica o anche a quella egizia, il cui alfabeto era costituito da simboli e disegni accostati tra loro per formare frasi e parole dal significato compiuto.
Ho ritrovato questa forma di comunicazione in un'opera di Italo Calvino intitolata Il castello dei destini incrociati.

Il libro in questione è una raccolta di 16 racconti in cui si narrano le storie di un gruppo di commensali riuniti all'interno di un castello. Tuttavia, questo castello decadente e sfarzoso è sotto l'effetto di un incantesimo che fa perdere l'uso della parola a tutti coloro che vi entrano. Così i commensali, spinti dal desiderio di raccontare le loro storie, si servono di carte speciali che raffigurano "icone, simboli e archetipi": i tarocchi
Dall'associazione e dall'ordine dei disegni rappresentati sulle carte nascono storie dall'intreccio molto vario, vissute dai commensali che di volta in volta assumono le sembianze dei tarocchi stessi.

"Il Re deve stare al gioco: non stipendia forse il Matto apposta per farsi contraddire e canzonare? È antica e saggia usanza nelle corti che il Matto o Giullare o Poeta eserciti la sua funzione di capovolgere e deridere i valori sui quali il sovrano basa il proprio dominio, e gli dimostri che ogni linea diritta nasconde un rovescio storto, ogni prodotto finito uno sconquasso di pezzi che non combaciano, ogni discorso filato un bla-bla-bla."

La seconda parte del libro si intitola La taverna dei destini incrociati: anche qui si intrecciano storie molto simili alla parte precedente, ma l'ambientazione è una taverna affollata e rumorosa e le carte cambiano: nella prima parte si utilizzano i tarocchi di Bembo, nella seconda i tarocchi marsigliesi che si differenziano dai primi per la grafica e riprodotti in bianco e nero.


Tarocchi di Bembo
Tarocchi marsigliesi

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